Negoziati sempre più difficili
Trump e la telefonata senza pretese con Putin: la vittoria diplomatica dello zar e il possibile ritiro dal tavolo del tycoon
Al Financial Times l’ex ambasciatore americano in Ucraina Pifer ha detto che quella di lunedì è stata una vittoria diplomatica di Putin, perché Donald non ha fatto alcun tipo di pressione sul Cremlino lasciando anzi intendere un possibile ritiro dal tavolo

La telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin c’è stata. Ma i risultati, almeno a poche ore dal vertice virtuale tra il capo della Casa Bianca e quello del Cremlino, non rispondono alle aspettative dei più ottimisti. Qualcuno ritiene che la conversazione sia comunque stata utile. Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha ricordato che “fino a gennaio non c’erano stati colloqui con i russi ed è importante che Trump abbia aperto canali di comunicazione”.
Mentre dalla Cina, la notizia data da Trump sui negoziati diretti che sarebbero partiti “immediatamente” è stata accolta con un certo favore. In conferenza stampa, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha ricordato il sostegno della Repubblica popolare al “dialogo diretto” e ai “negoziati tra Russia e Ucraina”. Ed è una dichiarazione rivelante, visto che questo, di fatto, è un risultato dalla diplomazia trumpiana. E l’amicizia tra Mosca e Pechino è un fattore fondamentale, al punto che, come ha detto il viceministro degli Esteri russo Andrey Rudenko, la Russia “terrà informata la Cina sui contatti con l’Ucraina e gli Stati Uniti”.
Trump abbandona la mediazione?
Queste le impressioni positive. Ma allo stesso tempo, l’idea che inizia a circolare nelle cancellerie europee è che la scelta di Trump di incentivare e benedire il dialogo diretto tra Russia e Ucraina possa essere l’anticamera di un abbandono della posizione di mediatore degli Stati Uniti. Al Financial Times, l’ex ambasciatore americano in Ucraina Steven Pifer ha detto che quella di lunedì è stata una vittoria diplomatica di Putin, perché Trump non ha fatto alcun tipo di pressione sul Cremlino lasciando anzi intendere un possibile ritiro dal tavolo negoziale. Dello stesso avviso Bloomberg, a cui un funzionario europeo ha riferito che i leader del Vecchio Continente temono il disimpegno di Trump dalle trattative confermato anche dalla volontà della Casa Bianca di non imporre ulteriori sanzioni contro Mosca.
Il 18esimo pacchetto di sanzioni Ue
Una scelta che contrasta con le richieste del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ma anche con le mosse dell’Unione europea, che ieri ha varato il diciassettesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia e, stando alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, è già al lavoro per comporre il 18esimo pacchetto. “Questo ciclo di sanzioni è il più ampio dall’inizio della guerra in Ucraina”, ha dichiarato l’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas. E nel mirino vi sono soprattutto l’azienda petrolifera russa Surgutneftegas e quasi 200 navi della “flotta ombra”, quella che fa vendere al Cremlino i propri prodotti petroliferi eludendo il regime di sanzioni imposto dall’Occidente.
I militari russi al confine con la Finlandia
La strada intrapresa da Bruxelles è chiara. Ma se The Donald ha spiegato di non essere d’accordo (“non sono una buona idea” avrebbe detto il tycoon ai leader europei, secondo Axios), dal canto suo Putin appare ben poco interessato a fare concessioni. Senza Washington, Kyiv appare nettamente svantaggiata in sede negoziale. I capi di Stato e di governo delle maggiori potenze Ue, insieme al Regno Unito, sono compatti nel sostenere Zelensky, ma non hanno il peso specifico degli Usa. E lo “zar” ora sembra volere rallentare il ritmo dei negoziati per far desistere ancora di più Trump dal suo impegno. Il timore è stato espresso dal presidente ucraino anche nella conversazione di ieri con il presidente della Finlandia Alex Stubb. E proprio dai confini del Paese scandinavo è scattato l’allarme per le mosse ben poco concilianti della Russia non solo rispetto all’Ucraina. Le immagini satellitari ottenute dal New York Times indicano infatti come le forze di Mosca si stiano rafforzando su tutto il confine finlandese, puntando su nuove infrastrutture militari, basi ristrutturate, magazzini, tende. Lavori che, secondo gli analisti, non sono lontanamente paragonabili a quanto realizzato prima dell’invasione dell’Ucraina, spegnendo così i timori di blitz a sorpresa dei russi. Ma per gli esperti, è una mossa che “potrebbe rivelare la loro strategia per il dopo guerra in Ucraina”.
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