Un boato è stato avvertito prima delle cinque di questa mattina a sud est di Berlino nei pressi della fabbrica tedesca di Tesla a Grünheide, poco distante da Berlino. Un impianto in grado di produrre 500.000 automobili l’anno rimasto senza elettricità, così come la cittadina di Erkner. Il motivo è stato quello di un ‘guasto elettrico’ alla sottostazione di Steinfurt, che si è presto scoperto essere stato un atto di sabotaggio. È stato il gruppo di estrema sinistra Vulkangruppe a rivendicare l’attacco incendiario contro la rete elettrica: “Oggi abbiamo sabotato Tesla. Ci siamo posti l’obiettivo di ottenere il più grande blackout possibile della gigafactory”, il messaggio dell’associazione già nota in passato per un attacco contro la fornitura elettrica sempre nel cantiere di Tesla nel 2021. 

Il pericolo esplosivi

L’incendio è stato spento dai vigili del fuoco nel giro di venti minuti riscontrando però la presenza di una tenda con la scritta “Kampfmittel hier verbuddelt”, traducibile come “qui sono sepolti ordigni esplosivi”. È stato quindi necessario l’intervento degli artificieri, che non hanno diffuso ulteriori dettagli sulla presenza di ordigni.

La fabbrica non incontra i favori della popolazione e in un recente referendum era stata pesino bocciata l’ipotesi di ampliamento del sito che tra le altre cose avrebbe un forte impatto sulla risorse idriche dell’area. Mentre contro la decisione di Tesla di realizzare un collegamento ferroviario e, tra le altre cose, anche di un asilo nido per il personale disboscando la zona circostante, era stata la protesta di cento ambientalisti a passare alle cronache: questi ultimi  avevano installato delle piattaforme sospese realizzate sugli alberi circostanti, con l’obiettivo di salvaguardare la superficie verde di 100 ettari.

Redazione

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