La caccia alle streghe prosegue. A 48 anni dai fatti di cascina Spiotta, lì dove il 5 giugno 1975 morirono il carabiniere Giovanni D’Alfonzo e la brigatista Mara Cagol, moglie del fondatore del gruppo Renato Curcio recentemente finito sotto inchiesta, la Procura di Torino iscrive nel registro degli indagati una seconda persona.

Si tratta di Lauro Azzolini, ex brigatista a capo della colonna milanese e poi dissociatosi dalla lotta armata: sarebbe lui secondo i pm l’uomo misterioso coinvolto nella sparatoria avvenuta nell’Alessandrino a cascina Spiotta, dove i brigatisti tenevano ostaggio l’imprenditore vitivinicolo Vittorio Vallarino Gancia.

Azzolini sarebbe riuscito a fuggire dal conflitto a fuoco nel quale morirono l’appuntato Giovani D’Alfonso e Mara Cagol, moglie di Renato Curcio, mentre altri due carabinieri rimasero feriti, di cui uno perse un braccio.

Il 79enne ex Br, attualmente collabora per una cooperativa di disabili dopo l’arresto nel 1978 e una condanna all’ergastolo, salvo poi uscire dal carcere ottenendo i benefici di legge per la dissociazione, è già stato prosciolto dalle accuse per la sparatoria alla cascina Spiotta e il 9 maggio si terrà un’udienza davanti al gip del tribunale di Torino che dovrà decidere se riaprire o meno le indagini. “Il mio cliente non ha nulla da temere da questa indagine”, sottolinea infatti il suo difensore, l’avvocato Davide Steccanella.

L’inchiesta su cascina Spiotta è stata riaperta lo scorso anno dopo un esposto presentato dal figlio del militare, Bruno D’Alfonso. Indagine sfociata due mesi fa nell’iscrizione nel registro degli indagati dell’81enne Renato Curcio, tra i fondatori della Brigate Rosse. Curcio è già stato interrogato a Roma ed ha negato qualsiasi coinvolgimento diretto o indiretto nella vicenda: secondo gli inquirenti essendo una “figura apicale” del gruppo terroristico Cucio organizzò e pianificò nei dettagli il sequestro di Vittorio Vallarino Gancia.

Curcio al contrario in un memoriale consegnato ai pm ha sottolineato che le Br non avevano “esponenti apicali” ma erano organizzate a compartimenti stagni; lui del rapimento Gancia era all’oscuro perché, ha sostenuto, essendo evaso dal carcere di Casale Monferrato pochi mesi prima si era nascosto, aveva lasciato il Piemonte e aveva sospeso qualsiasi contatto con la “colonna torinese” dell’organizzazione.

Nell’interrogatorio svolto a Roma Curcio ha invece chiesto agli inquirenti di chiarire le circostanze della morte della moglie Mara Cagol, ricordando che la donna fu trafitta da un proiettile che aveva una traiettoria orizzontale sotto l’ascella sinistra, come se avesse le braccia alzate in segno di resa.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia