Quando la cronaca sovverte la realtà
Sicurezza uguale meno carcere, le statistiche che inchiodano politica e media: le misure alternative abbattono la recidiva

Un detenuto definitivamente condannato per omicidio viene assegnato dopo pochi anni al lavoro esterno. Le relazioni sono eccellenti, i proprietari dell’albergo dove costui lavora al ricevimento sono pienamente soddisfatti. Poi, la tragedia; uccide una collega di lavoro con la quale intratteneva una relazione, tenta di uccidere un altro collega di lavoro, e poi si suicida, buttandosi giù dalle guglie del Duomo di Milano.
Il massacro mediatico sui progetti di recupero
Puntuale esplode la polemica, tutta incentrata sulla pretesa debolezza dello Stato e di un sistema giudiziario che, lungi dal buttare la chiave della cella di un omicida, lo lascia libero di uccidere di nuovo, dopo pochi anni di carcere. Il Ministro, altrettanto puntualmente, manda gli ispettori. Sotto accusa il carcere di Bollate, struttura penitenziaria di avanguardia, emblema di un carcere diverso e di una idea della pena focalizzata sul comando costituzionale della sua finalità rieducativa. Mediaticamente, un massacro.
Gli ispettori ci diranno se il percorso valutativo che ha dato fiducia alla volontà di riscatto di un omicida sia stato affrettato, imprudente o invece solidamente motivato. D’altronde, si sa, “del senno di poi son piene le fosse”. Ma la questione, ovviamente, trascende – o meglio, dovrebbe trascendere – il nudo dato di cronaca, che ci racconta di un drammatico fallimento del progetto di recupero di un detenuto già resosi responsabile di un grave fatto di sangue. Perché se da esso si vuole trarre una morale, un insegnamento per il futuro, o peggio ancora un orientamento legislativo e giurisprudenziale, allora si ha il dovere di fare i conti con i numeri.
3 su 100 tradiscono la fiducia
I quali ci dicono, tanto per cominciare, che la percentuale di soggetti affidati alla esecuzione della pena esterna al carcere, che approfittano di tale condizione di parziale riacquisto della libertà per delinquere, è grosso modo di 3 su 100. Io comprendo perfettamente che i 97 che scontano la pena affidati al lavoro esterno, o al controllo dei servizi sociali, non fanno notizia, mentre i 3 che tradiscono la fiducia che il sistema aveva avuto in loro, rappresentano una notizia succulenta. Ma se dalla cronaca relativa alle malefatte di quei tre si pretende di trarre conseguenze di sistema, sulle quali istigare la pubblica opinione raccogliendo like e indici di ascolto, beh allora chi fa quella cronaca senza ricordare quegli altri 97 semplicemente falsifica la realtà, manipolando le coscienze attraverso una deliberata opera di irresponsabile disinformazione.
Per le stesse ragioni, chi sostiene ostinatamente l’idea politica – più volte ribadita, ad esempio, dal Ministro Nordio – che affrontare il tema del sovraffollamento carcerario con il potenziamento della esecuzione esterna equivalga ad una manifestazione di debolezza dello Stato, dovrebbe almeno confrontarsi, ancora una volta, con i numeri, a proposito del tasso di recidiva. Che è altissimo per chi sconta la intera pena in carcere, ed è significativamente basso per chi ha potuto accedere alla esecuzione esterna. Chi volesse esprimere – e sono tanti, purtroppo – tutto il proprio disinteresse, se non la propria avversione, per il principio della finalità rieducativa della pena, considerandolo più o meno un vuoto orpello retorico, dovrebbe avere almeno la onestà intellettuale di comprendere che abbattere il tasso di recidiva criminale significa, molto banalmente, aumentare il tasso di sicurezza sociale; che è esattamente ciò che accade quando la pena è scontata fuori dal carcere.
Ovviamente, l’esecuzione esterna funziona se su di essa si indirizzano risorse economiche e strutturali adeguate, rispetto a quelle attuali, scarsissime, con le quali si fanno letteralmente miracoli. E dunque siamo al nodo delle scelte di politica criminale; perché la sicurezza è un obiettivo importante per tutti, ma con gli slogan populisti del “buttare la chiave” si ottiene l’esatto contrario. Buona lettura!
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