Sospiro di sollievo per Bruxelles
Romania, Polonia, Portogallo, il “vento delle destre” cambia direzione: i centristi (coesi) fanno il pieno

I centristi in Europa esistono. L’europeismo soffia forte, a Bucarest come a Varsavia e a Lisbona. Il turno elettorale appena trascorso mostra come il “vento delle destre” abbia cambiato direzione. Moderati, liberali, centristi adesso fanno il pieno, dove si presentano. Certo, più uniti che in Italia, meglio organizzati. Coesi. Non rissosi, non frammentati come da noi. Confidando che gli esempi servano, il mondo dei riformisti italiani legge le novità come un buon viatico per il futuro.
«Finalmente una buona notizia. Il contenimento del populismo anti europeo è un obiettivo fondamentale se vogliamo che l’Europa sopravviva a questa stagione di tensioni geopolitiche», scrive su X il leader di Azione, Carlo Calenda, commentando in particolare l’esito delle elezioni presidenziali in Romania. Anche Daniela Ruffino, deputata di Azione, è raggiante: «L’Europa si difende in Ucraina con la resistenza all’aggressione russa, e si difende a Bucarest e a Lisbona con l’esercizio del voto. Dai cittadini romeni come da quelli portoghesi è venuta una straordinaria lezione di libertà che parla all’Europa attraversata dai fantasmi del nazionalismo e del sovranismo. Bucarest e Lisbona ci ricordano che la democrazia è il solo modo per guardare al futuro con speranza e la risposta più efficace contro chi vorrebbe risospingere la storia nelle ore più buie del Novecento», dichiara la deputata di Azione.
Celebra il risultato anche l’ala moderata del centrodestra, a partire dal segretario di Noi Moderati, Mara Carfagna: «La vittoria di Nicusor Dan in Romania conferma che la scelta moderata sta facendosi strada in Europa, anche nei Paesi che fino a ieri sembravano più propensi a svolte radicali. Oltre ogni inutile trionfalismo, è bene riflettere sul fatto che cresce tra gli elettori la richiesta di protezione europea e consolidamento degli equilibri dell’Unione. In questi tempi difficili i cittadini chiedono serietà e responsabilità», conclude la sua analisi Mara Carfagna. E non manca il plauso di Italia Viva, per bocca del Responsabile Esteri di IV, il senatore Ivan Scalfarotto: «Davvero una buona notizia per l’Europa la vittoria del candidato europeista Dan in Romania. In queste elezioni si è visto veramente di tutto, ma alla fine i rumeni hanno scelto la democrazia e lo Stato di diritto».
Se per Forza Italia il Vicepresidente del consiglio e titolare della Farnesina, Antonio Tajani, ha espresso tutta la soddisfazione del suo partito e del PPE per l’esito delle urne romene, precisando che non c’è nessun imbarazzo nel governo («Ci sono tre famiglie politiche nella nostra coalizione»), è tutta Forza Italia a salutare con gioia le notizie da Bucarest. Questa tornata elettorale in Europa «segna il rafforzamento di una certa idea di Unione come ambito necessario per la tutela della libertà in tutte le sue forme», dichiara Deborah Bergamini, deputata e vicesegretario nazionale di Forza Italia, a margine della riunione di debrief al termine della missione di osservazione elettorale del Consiglio d’Europa di cui ha fatto parte.
«Quell’idea espressa dal Ppe che si mostra ancora di più competitivo e calato nella storia. Vince in Romania Nicosur Dan, appoggiato dai referenti nazionali dei popolari, dopo una campagna elettorale molto delicata. La Romania, come abbiamo visto, è un teatro decisivo perché bersaglio delle mire egemoniche del Cremlino. In Portogallo vince Luis Montenegro, anche lui appartenete al Ppe, e questo può rafforzare il dialogo con l’Italia in una logica mediterranea. In Polonia, dove ho svolto il ruolo di osservatrice elettorale, il candidato presidente Rafael Trzakowski, anche lui della famiglia popolare, è avanti, per quanto di misura, e dovrà affrontare il ballottaggio. Per quanto lo snodo storico sia molto difficile, è necessario non abbandonare l’idea di un’Europa decidente, che acquisti protagonismo nello scenario internazionale, che superi il gigantismo burocratico da cui è affetta. Le opinioni pubbliche dimostrano di condividere questa visione».
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