Il referendum su lavoro e cittadinanza come previsto fallirà, il quorum appare lontanissimo perché l’affluenza di domenica sera, alle 23, era intorno al 22%. La premier Giorgia Meloni si è recata al seggio ma non ha ritirato le schede: un gesto simbolico che rifletta la posizione del governo contro i quesiti referendari.

La sinistra, promotrice del referendum, spera di raggiungere almeno il 30% per rivendicare un successo parziale, poi si perparerà a giustificare il flop con accuse ai media, all’astensione. Insomma l’ennesima campagna referendaria si è tradotta in un tentativo fallito di mobilitazione politica.

Referendum propaganda, la minchiata del Pd

La verità è che in Italia i referendum abrogativi non passano più, l’ultimo che ha superato il quorum risale al 2011 (acqua, nucleare e legittimo impedimento). Il punto è che con l’attuale legge i referendum sono fatti per non passare, sono diventati solo strumenti di propaganda politica. A questo giro, per esempio, il PD ha detto che se 12 milioni di italiani andranno a votare entro le 15 di oggi, il referendum sarà stato comunque un successo perché fotografa una maggioranza politica alternativa che può mandare a casa Meloni.

Cittadini non devono farsi usare da politici e sindacalisti

Una minchiata stratosferica, cioè il referendum usato come un sondaggio elettorale. Occorre riformare subito, radicalmente, la legge sui referendum. Bisogna eliminare il quorum del 50% o abbassarlo, prevedere soglie più realistiche, introdurre il voto elettronico e i cittadini, i cittadini, non devono farsi usare dai politici o dai sindacalisti che li promuovo e firmare a cuor leggero per farli, perché sono centinaia di milioni di euro (che sono di tutti noi) quelli che buttiamo in questi appuntamenti inutili.

La democrazia diretta, che è una cosa seria, merita molto di più.