Verso il voto
Referendum 8-9 giugno, l’astensione è l’unica soluzione contro i quesiti truffaldini. Ma Landini & Schlein spacciano il voto per democrazia

È significativa la svolta avvenuta nella propaganda della ditta Landini&Schlein per la campagna referendaria. Piuttosto che argomenti (invero truffaldini) a favore del Sì, l’impegno è rivolto a portare gli elettori al seggio con la pantomima del significato democratico del voto. Il messaggio è chiaro: andate a votare anche se non siete d’accordo con i quesiti sul lavoro. Dove sta l’inganno? Per come si sono messe le cose non c’è differenza tra votare Si, No o scheda bianca, perché tutte queste modalità di voto concorrerebbero in egual misura a raggiungere il quorum. E in questo caso sarebbe garantita la vittoria del Sì.
La convinzione
Questa convinzione non è dettata da una valutazione positiva degli effetti dei quesiti (effetti che considero inutili e dannosi) ma da una banale analisi delle forze in campo. I sostenitori del Sì sono mobilitati con un massiccio impiego di risorse, hanno a disposizione i maggiori talk show televisivi e – sotto sotto – i grandi quotidiani. Sul fronte del No sono in campo solo forze minoritarie che vogliono salvarsi la coscienza, ma che non sono in grado di sostenere la potenza di fuoco dello schieramento abrogazionista, tanto più che la particolare complessità della materia si presta alla faciloneria degli slogan della sinistra politica e sindacale.
L’esempio del jobs act
Facciamo l’esempio del quesito sul jobs act: per contrastare la sua inefficacia rispetto agli obiettivi di una maggior tutela contro i licenziamenti illegittimi bisognerebbe organizzare veri e propri corsi di diritto del lavoro per gli elettori al fine di dimostrare che la vittoria dei Sì non farebbe resuscitare il mito dell’articolo 18 dello Statuto, ma una disciplina derivante da una legge del 2012 che ha già previsto, in via generale, una sanzione risarcitoria al posto della reintegra nel caso di licenziamento per motivi oggettivi giudicato illegittimo. La sinistra referendaria è consapevole della debolezza dei suoi quesiti (il ragionamento non riguarda la materia della cittadinanza) e si è attaccata alla tiritera del voto come espressione della democrazia (dimenticando le volte in cui anch’essa ha approfittato della rendita di posizione fornita dal vincolo del quorum) perché è risultato l’unica possibilità per attaccare la maggioranza e quindi il governo, che peraltro non disponevano di una scelta migliore dell’astensione, dal momento che non avevano alcuna responsabilità per le norme contestate.
Referendum, lo scenario in caso di vittoria del Sì
Non avrebbe avuto senso che la coalizione di maggioranza mettesse in ballo il governo nell’ambito di una votazione che è soltanto un atto di penitenza di una parte della sinistra che intende ripudiare l’opera svolta in un decennio di permanenza al governo del Paese. Se i partiti della maggioranza si fossero attivati per il No avrebbero fornito gratis un obiettivo all’opposizione: la sconfitta del governo in un referendum per il quale non ha alcun interesse e che non avrebbe mobilitato adeguatamente l’elettorato della maggioranza. In caso di vittoria dei Sì si determinerebbero degli effetti paradossali. Come ribadito dalla sentenza della Consulta, mentre non ci sarebbero sostanziali cambiamenti circa la tutela contro i licenziamenti illegittimi (peraltro il jobs act è stato demolito in aspetti importanti dalla giurisprudenza costituzionale), l’abolizione integrale del dlgs n.23/2015 determinerebbe dei notevoli svantaggi per i lavoratori puntualmente indicati nella sentenza citata. In particolare per i licenziamenti nelle imprese maggiori il risarcimento si ridurrebbe ad un massimo di 24 mensilità in base alla Legge Fornero del 2012, anziché i 36 previsti dal Job Act. Mentre le piccole imprese potrebbero essere condannate a risarcimenti superiori a quello delle grandi. Per quanto riguarda i contratti a termine l’introduzione di una causale fin dall’inizio del rapporto toglierebbe ogni flessibilità all’istituto e aumenterebbe un contenzioso strumentale, senza tener conto dei nuovi trend del mercato del lavoro che vedono un incremento del lavoro stabile a scapito di quello temporaneo. Nel caso del quesito in materia di appalti verrebbe imposta, in modo irragionevole, alla azienda committente una corresponsabilità solidale (peraltro già prevista in generale) anche per un rischio estraneo alla sua attività normale. Infine, al di là delle valutazioni di carattere tecnico/giuridico, l’astensione – ai fini del fallimento del quorum – resta l’opzione più sicura per mandare a gambe all’aria un referendum truffaldino, inutile e dannoso che riporterebbe al Novecento la cultura della sinistra.
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