Le richieste del presidente russo Vladimir Putin per la pace in Ucraina sono sempre le stesse: Kyiv neutrale, nessun ulteriore allargamento della Nato verso Est, scongelamento degli asset russi e revoca delle più importanti sanzioni occidentali contro Mosca. Secondo un documento ottenuto da Reuters, sarebbero queste le condizioni del capo del Cremlino per siglare un accordo che ponga fine alla guerra. E, come se non bastasse, lo zar vorrebbe anche che tutto questo fosse formulato in un documento scritto.

Le richieste, se confermate, rappresentano di fatto una richiesta di resa. Pretese che peraltro sono più o meno identiche a quelle che da sempre Putin considera indispensabili per raggiungere un’intesa. E che, così formulate, sembrano impossibili da accettare non solo per l’Ucraina, ma anche per l’intero sistema occidentale. Uno scenario che però conferma almeno due elementi. Il primo: l’intervento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha riattivato i canali diplomatici con la Russia ma non ha, per il momento, cambiato la percezione del conflitto da parte di Mosca. Il secondo: il presidente russo, pur con tutti gli ostacoli di una campagna militare complessa, prolungata e con perdite considerevoli, è ancora convinto di vincere sul campo di battaglia.

Sotto il primo profilo, è evidente che il tycoon non abbia ottenuto ciò che voleva dal suo continuo dialogo con Putin. Un’ultima indiscrezione della Cnn ha rivelato come The Donald avrebbe atteso per più di una settimana il cosiddetto “memorandum per la pace” promesso dal leader russo. E la frustrazione di Trump è visibile anche negli ultimi post sul social Truth ma anche in alcune esternazioni fatte in vari incontri o a favore di telecamere, dove non ha nascosto la sua rabbia per un Cremlino sordo agli input della Casa Bianca e ancora impegnato a bombardare l’Ucraina. In molti vedono sempre più concreta la possibilità che il presidente Usa abbandoni il tavolo negoziale. Ma intanto, il timore è rappresentato anche dal secondo aspetto, cioè quello di un desiderio ormai sempre più chiaro di Putin di arrivare alla pace senza passare per un accordo, ma con una vittoria militare.

Secondo il Washington Post, l’Intelligence americana (ma anche ucraina) è da tempo preoccupata da un’ipotetica grande offensiva russa prevista per questa estate. Per alcuni esperti, non è attesa un’offensiva-lampo, ma più che altro un’ulteriore, graduale avanzata, forse anche lenta, ma con l’obiettivo di blindare quella zona-cuscinetto annunciata da Putin, più le conquista del Donetsk, nell’Est dell’Ucraina. Al giornale statunitense, Mykola Bielieskov, ricercatore presso l’Istituto nazionale ucraino per gli studi strategici, ha detto che il piano della Russia è “cercare di concentrare le forze ucraine lungo la linea del fronte, comprese le regioni di Sumy e Kharkiv, per poi dare la priorità a Pokrovsk e Kostiantynivka”. Ieri Mosca ha annunciato la conquista di altri due insediamenti, Konstantinovka nella regione di Sumy, e Zelenoye Pole nella “Repubblica Popolare di Donetsk”.

E lo scenario di una rinnovata pressione militare da parte russa è stato paventato ieri anche da Volodymyr Zelensky, secondo il quale le forze di Mosca “stanno radunando 50mila soldati nei pressi della regione di Sumy con l’obiettivo di creare una zona cuscinetto di 10 chilometri nella zona”. Segnali allarmanti per il presidente ucraino, che ieri, a Berlino, ha ricevuto dal cancelliere tedesco Friedrich Merz la promessa di aiuto nella produzione di missili a lungo raggio (“di fabbricazione ucraina”, ha dichiarato Merz, senza voler pubblicamente parlare di un eventuale ok alla cessione e all’uso dei Taurus). In Germania è arrivata anche la conferma che Berlino non riattiverà il gasdotto Nord Stream 2 con la Russia e che insieme a Kyiv produrrà anche droni. E il cancelliere tedesco ha ribadito che la pressione militare sulla Russia aumenterà “per indebolire la macchina da guerra di Mosca” e per “aprire la strada ai negoziati”.

Una via che non si è interrotta. E lo ha confermato lo stesso Zelensky, rivelando che il ministro ucraino della Difesa, Rustem Umerov, ha sentito al telefono il capo della delegazione russa nei colloqui di Istanbul, Vladimir Medinsky. Il presidente ucraino si è anche detto disposto a un vertice trilaterale con Putin e Trump. “Un incontro del genere dovrebbe essere il risultato di accordi concreti tra le delegazioni ucraina e russa”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov secondo le agenzie russe. Ora è Mosca che deve decidere se vuole davvero trattare o se proseguire in quello che per molti è solo un bluff per dilatare i tempi e arrivare alla vittoria sul campo.