Mai tanto clangore di cingoli fu esibito in passato sulla Piazza Rossa di Mosca per celebrare gli ottant’anni dalla vittoria sui nazisti. Il numero di uomini, macchine, missili e tank è stato superiore a quello di ogni anno precedente. Giovedì si è vista una parata di prova e venerdì quella ufficiale. Kyiv non ha lanciato ordigni come si era temuto. L’annuale parata è stata più che una celebrazione del passato, un messaggio politico al mondo intero: Putin non celebra la fine della Seconda guerra mondiale ma la vittoria dell’Armata Rossa sull’Armata nera di Hitler, in un regolamento di conti che non inizia il primo settembre del 1939 ma il 21 giugno del 1941, quasi due anni dopo, quando l’alleato tedesco tradì l’alleato sovietico con l’operazione Barbarossa.

La parata per giustificare la narrazione fake

La parata di venerdì aveva dunque un significato politico diverso da quello che celebra la Liberazione dall’occupazione tedesca. Putin ha spiegato questo nuovo significato con una narrazione del tutto falsa della sua Operazione militare speciale del febbraio del 2022, subito adottata con entusiasmo da tutti i putiniani del mondo, specialmente italiani. Secondo quella narrazione inventata a Mosca nel 2014, il governo fantoccio ucraino fu abbattuto con un colpo di Stato da un manipolo di nazisti guidati da un ebreo per di più di lingua natale russa, cioè l’attuale Presidente Zelensky il cui padre combatté e fu decorato per il suo valor militare contro i tedeschi e i cui parenti perirono quasi tutti nell’olocausto.

La propaganda e l’inchino dei leader del Sud Globale

Nella propaganda putiniana le due parate – con una inedita rappresentanza cinese – sono state una dimostrazione di forza non tanto per celebrare la presa di Berlino del 1945, ma la guerra in corso contro la nuova centrale del nazismo che si sarebbe istallata a Kyiv nel 2014 dopo mesi di proteste passate alla storia come “Piazza Maidan” e concluse con la vergognosa fuga del presidente fantoccio Viktor Fedorovych Yanukovych che salì di notte sotto le telecamere a infrarossi su un elicottero mandatogli da Putin e che poi si è naturalizzato russo. Dunque, le cingolate celebrazioni di Mosca di questi giorni sono state presentate come uno show di continuità storica: ottanta anni fa quella della Russia sovietica contro i nazisti di Berlino, oggi quella putiniana contro i nazisti di Kyiv. Tutto il cerimoniale militare è avvenuto nel rispetto della tradizione ma con una esibizione politica: quella dei capi di Stato fra cui quello del Brasile e della Cina e di altri 20 Stati del cosiddetto Sud globale che ha come elemento unificante la lotta all’Occidente, benché partecipi l’India che fa parte di entrambi gli schieramenti. È aumentato il numero dei carri, delle truppe marcianti col passo dell’oca fra cui un reggimento cinese, ciò che ha reso la parata del 2025.

Gli affaristi e la guerra

Infine, le interpretazioni geopolitiche sul campo russo: gli uomini dell’ex ministro della Difesa, Shoigu, che reclamano una vittoria definitiva sull’Ucraina e la sua distruzione come Stato indipendente, e quelli del partito degli affaristi cui si riferiva il ribelle Evgenij Prigozhin, capo del Battaglione Wagner, già amico di Putin e che fu ucciso con una bomba in aereo il 23 agosto del 2023. Prigozhin prima di iniziare una sfortunata marcia su Mosca, aveva lanciato un appello a Putin affinché si liberasse degli affaristi che volevano l’Ucraina per depredarne le ricchezze e che oggi non considera più la guerra come redditizia e chiede un rientro della Russia nelle relazioni internazionali con l’abolizione delle sanzioni e il ritorno al libero mercato. Ma Vladimir Putin vorrebbe prolungare la guerra perché specialmente a Mosca e San Pietroburgo è nata una classe sociale figlia dall’economia di guerra le cui risorse petrolio e gas trasportato per vie interne in India e in Cina, più quello contrabbandato dalla shadow fleet che porta il petrolio russo attraverso i mari del Nord vigilati dalla Nato.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.