La morte di un Papa non segna solo la fine di un pontificato: apre un tempo di scelta, di discernimento, di responsabilità. Lo Spirito Santo sosterrà l’elezione del capo più adatto per la Chiesa dei prossimi anni, ma è necessaria anche una tensione viva, una ricerca consapevole, una forte unità ecclesiale. Il prossimo Pontefice dovrà essere capace di interpretare i segni dei tempi, alimentando quella sapienza evangelica che sola può mantenere viva e feconda la cristianità nel mondo contemporaneo. La Chiesa sarà chiamata a confrontarsi con contraddizioni profonde. In molte regioni, tiranni e aspiranti tali si servono del nazionalismo e del tradizionalismo religioso per consolidare il proprio potere personale. Altrove, nelle società più avanzate, sono le grandi realtà economiche e finanziarie a cercare un’alleanza inquietante con il potere politico, mascherata dietro i miti della modernità e dei diritti individuali, sempre più slegati dai doveri collettivi.

La missione profetica della Chiesa

Oggi più che mai, la Chiesa è chiamata a riscoprire la sua missione profetica. Non può più limitarsi a essere una voce tra le tante: deve risvegliare il protagonismo dei laici. I movimenti cattolici, nati sull’onda del Concilio Vaticano II, devono rinvigorirsi e moltiplicarsi, tornando a essere il cuore pulsante di un impegno che tenga insieme fede e vita quotidiana. La “primavera della Chiesa”, auspicata da Giovanni Paolo II, va rilanciata con coraggio e realismo. Servono comunità di credenti capaci di trasformare il mondo con la forza del Vangelo, nel lavoro, nelle relazioni, nella costruzione di una società autentica. Il diritto a una vita libera e dignitosa, accessibile a tutti, non è tema esclusivamente ecclesiale: riguarda l’essenza stessa della civiltà. Là dove prevale il nichilismo, la società si disgrega e l’uomo smarrisce sé stesso.

Un sentiero stretto ma fecondo

La Chiesa universale rappresenta ancora oggi un’eccezione: autonoma, libera da poteri politici, capace di parlare a tutti gli uomini di buona volontà. Ma per continuare a esserlo, ha bisogno di un Papa che la rafforzi dall’interno e la rilanci all’esterno. Un Pontefice che non tema il confronto con il relativismo contemporaneo e che sappia valorizzare il ruolo dei laici, superando antichi e nuovi clericalismi, favorendo una presenza attiva dei fedeli nella società, in risposta alle grandi sfide poste dalla dottrina sociale della Chiesa. Le encicliche di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ci ricordano che il lavoro e la vita sono i due pilastri su cui si costruisce il futuro del Creato. Il lavoro non è solo mezzo di sostentamento: è strumento di realizzazione personale, via concreta alla dignità, luogo di progresso e di sviluppo comunitario. La procreazione, dal canto suo, è il gesto originario attraverso il quale la vita si rinnova e il Creato prosegue: famiglie che generano e formano nuove vite, individui che lavorano con intelligenza e amore, sono la speranza su cui si fonda una società autenticamente umana. Il prossimo Papa sarà chiamato a guidare la Chiesa lungo questo sentiero stretto ma fecondo. Un compito arduo, ma necessario. Da affrontare con fede, intelligenza e coraggio.

Raffaele Bonanni

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