L’accordo tra Iran e Stati Uniti sul programma nucleare di Teheran procede a fatica. Donald Trump è convinto di potere raggiungere l’intesa. Secondo il Wall Street Journal, Israele teme che gli Usa, desiderosi di arrivare il prima possibile a una soluzione, cedano su alcune richieste che per Benjamin Netanyahu rappresentano una linea rossa, come quella dell’evitare qualsiasi arricchimento dell’uranio.

Una rete complessa

Ma mentre l’amministrazione USA gestisce le pressioni del governo israeliano e avverte l’Iran che “se non accetta le condizioni, non sarà una buona giornata per loro”, dall’altro lato a muoversi è anche la diplomazia di Teheran. Una rete complessa che di recente ha riaperto i canali con il mondo arabo e che anzi, vede un riallineamento anche con l’Arabia Saudita, desiderosa di un accordo sul nucleare per evitare un’escalation che coinvolga Israele. Ma l’Iran ora vuole soprattutto blindare i rapporti con Cina e Russia. Le due superpotenze indispensabili per le casse degli ayatollah in attesa di capire come andrà avanti il negoziato con Washington sul nucleare. Un negoziato per cui si attende il via libera al sesto round di colloqui volti a trovare un accordo che il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha ribadito non essere vicino.

I pagamenti segreti

In questi anni, i rapporti strategici con la Cina e la Russia sono stati rafforzati fino a trasformarsi in vere e proprie alleanze. E la conferma è arrivata anche in questi ultimi giorni. Il Washington Post ha rilanciato un rapporto del gruppo di ricerca C4ads che ha messo in evidenza come tra Mosca e Teheran la partnership sui droni abbia dato vita a una rete di pagamenti segreti, con trasferimenti di oro e anche con triangolazioni in Stati terzi in modo da aggirare le sanzioni occidentali. Inoltre, come già era stato rivelato negli anni passati, da semplice compravendita si è passati alla produzione di droni nel territorio della Federazione Russa. E questo ha certamente rafforzato anche i rapporti politici tra il Cremlino e gli ayatollah, visto che nella guerra in Ucraina i droni (prima di fabbricazione iraniana, gli Shahed, e ora di ispirazione iraniana ma prodotti in Russia) hanno avuto un ruolo fondamentale durante il conflitto. E lo hanno tuttora.

Gli incontri

Ma oltre all’orso, la Guida Suprema, Ali Khamenei, ha anche puntato le sue carte sul dragone. La Cina, infatti, è ormai un partner indispensabile per l’Iran. E questa svolta si è vista su tre diversi livelli. Sul piano militare, sono ormai consuete le esercitazioni congiunte tra le forze di Pechino, Mosca e appunto Teheran. E non mancano informazioni sulla tecnologia cinese impiegata anche dalla rete di milizie legate all’Iran, in particolare gli Houthi in Yemen. Sul piano politico, la sinergia inoltre appare sempre più salda. E lo si è visto anche dagli incontri tra funzionari cinesi, iraniani e russi riguardo il negoziato in corso con gli Stati Uniti.

Il cliente cinese

Ma la Cina è diventata soprattutto un cliente fondamentale del gas e del petrolio estratti in Iran. Finora, le raffinerie “private” cinesi hanno sfruttato gli effetti delle sanzioni Usa aggirandole e comprandone enormi quantità di oro nero a buon mercato (cosa che finirebbe con un ipotetico accordo tra Iran e Usa). Come spiegato da Bloomberg, la Cina ha importato circa 1,46 milioni di barili al giorno dall’Iran il mese scorso. Un import in calo rispetto al mese precedente, ma comunque significativo. Ma quello che è stato rivelato dagli analisti sentiti da Bloomberg è un altro fenomeno: e cioè che le petroliere con greggio iraniano iniziano a disattivare i propri trasponder per evitare di essere tracciate e individuate mentre attraversano lo Stretto di Malacca.

La reazione alla pressione statunitense

Una reazione alla strategia di massima pressione da parte degli Stati Uniti. Ed è una strategia a cui ora si è aggiunto anche un ulteriore elemento: l’apertura della rotta ferroviaria che collega la città di Xi’an con il più grande scalo merci dell’Iran, Aprin, vicino a Teheran. I media locali hanno dato ampio risalto alla notizia del primo treno arrivato nell’hub iraniano. E sia gli iraniani che i media russi hanno sottolineato come questa ferrovia potrà essere utile per aggirare lo Stretto di Malacca e velocizzare gli scambi tra Cina e Iran (per poi proseguire magari ancora più a ovest). Ma è anche un modo per far capire che con i treni merci sarà ancora più semplice eludere le sanzioni e i controlli ordinati dagli Usa.