Una toppa peggiore del buco
L’inclusione della schwa che azzera secoli di cultura. Quando sperimentare diventa pericoloso

Abbiamo bisogno di codici comunicativi che ci permettano di relazionarci in modo reciprocamente comprensibile, nel solco di una continuità di lunga deriva dove si sono consolidati e validati gli alfabeti: segni e simboli della cultura tramandata. Quando però l’inclusione e il genere neutro diventano ossessioni, producono stili comunicativi ai limiti dell’assurdo: è il caso dello “schwa”, la famosa “e” rovesciata, che dovrebbe – secondo il nuovo corso del comunicare per iscritto – sostituire le desinenze dei nomi, degli aggettivi e di tutto l’armamentario grammaticale che finora ci ha consentito di scrivere e di leggere, capendoci reciprocamente. Questo per evitare di “offendere” l’interlocutore usando il genere della persona o delle persone a cui ci si rivolge. In pratica si tratterebbe di sostituire l’alfabeto in uso e il genere delle parole: una pensata originale ma francamente incomprensibile, che ricorda coloro che vogliono abolire il bacio del principe ne “La bella addormentata”, perché sessista, non richiesto: un vero abuso maschilista. La stessa Accademia della Crusca si sta ribellando a questa ipotesi di stravolgere l’alfabeto in uso perché ciò comporterebbe l’azzeramento di secoli di cultura: in letteratura, poesia, negli epistolari, nei codici, negli atti di ogni tipo, tutto dovrebbe essere rivisto secondo la nuova metodica inclusiva per evitare distinzioni e discriminazioni di tipo sessista.
Valditara vieta tutto
Un teorema revisionista che viene definito “folle” dagli studiosi della lingua e non solo: il ministro dell’Istruzione e del Merito è intervenuto proprio per vietare l’uso di asterischi e schwa nei documenti ufficiali, pare che alcuni siano già stati adeguati alla nuova tendenza. Si può immaginare il caos comunicativo che una novità del genere riverserebbe a cascata nel mondo della scuola, della P.A., delle banche, degli uffici, degli studi notarili qualora – come spesso accade per tutto ciò che ci viene imposto a nostra insaputa – le aziende produttrici di Pc, tablet e smartphone decidessero di adottare lo schwa sulle future tastiere. Mettiamo sulla bilancia il peso di secoli di cultura sedimentata utilizzando l’alfabeto corrente, le difficoltà che molte persone – probabilmente la stragrande maggioranza – avrebbero nell’utilizzare una “e” rovesciata al posto delle desinenze attuali che indicano il genere del sostantivo o dell’aggettivo usato.
I turbamenti esistenziali
Dobbiamo essere rispettosi di tutte le sensibilità ma non possiamo scoperchiare l’utilizzo dell’alfabeto finora adottato senza che nessuno ne abbia subito turbamenti esistenziali, per l’indecisione di chi non sa distinguere il proprio o altrui genere di appartenenza. Un mondo asessuato è razionalmente inconcepibile, ci basta e avanza la banale definizione di “genitore uno” e “genitore due”. Per questo, chiosando la ribellione neanche tanto velata del mondo accademico, mi piace concludere utilizzando una frase trovata in una pagina di MicroMega: «Lo schwa? Una toppa peggiore del buco. È pericoloso sperimentare sul sistema della lingua senza prevederne i contraccolpi e le conseguenze sul piano della comunicazione». Con “serenità e pacatezza” ma anche con pragmatismo e senza pregiudiziali ideologiche o politiche, ogni novità che inizia a circolare dev’essere vagliata “cum grano salis” per evitare che in un mondo in cui è già difficile comunicare e capirsi, non succeda di trovarci nel bel mezzo di un’incomprensibile babele linguistica.
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