Le valutazioni politiche sono sempre inevitabilmente di parte. Per evitare che siano altrettanto faziose, devono basarsi su fatti reali. Per questo va detto: Giorgia Meloni ha commesso un serio errore a non partecipare alle riunioni dei “volenterosi”.

Qual è il ruolo di Meloni nel nuovo Occidente?

Non si può fare a meno di riconoscere però che questo errore è stato corretto nella giornata di domenica in due modi: sul terreno del protagonismo con l’incontro a tre fra Vance, von der Leyen e Meloni stessa che lo ha propiziato. Si è trattato di un incontro dall’indubbio valore politico per due ragioni: per il ruolo politico-istituzionale delle persone coinvolte – che ha evocato l’unità del mondo occidentale – e per la presenza della presidente della Commissione europea che ha messo in evidenza l’esistenza di un rapporto positivo (e non un distacco) fra la premier – e quindi il governo italiano – e il vertice dell’Unione europea. Questo secondo aspetto è stato consolidato anche quando Meloni ha partecipato alla telefonata che i leader di Germania, Francia, Polonia e Gran Bretagna hanno fatto a Trump, ricomponendo così un quadro che è di straordinaria importanza. La premier italiana può svolgere pure un ruolo di raccordo con gli Usa guidati da Trump, ma deve farlo insieme all’Europa che comunque deve costituire sempre il punto di riferimento essenziale in quanto, senza un raccordo forte con l’Europa l’Italia, quale che sia la configurazione politica del suo governo, non va da nessuna parte. Vale però anche l’inverso. Da una parte l’Europa ha bisogno dell’Italia, dall’altra parte l’Italia non può più avere il ruolo marginale e subalterno che c’è stato nel passato sia con governi a guida Berlusconi, sia con esecutivi di centrosinistra a guida Prodi. Nella memoria di tutti c’è il ricordo di un’Europa arrogante, a guida franco-tedesca, che non teneva in nessun conto i problemi dell’Italia rispetto al Mediterraneo e ai nodi dell’immigrazione: il patto di Dublino, fatto da un governo Berlusconi, è emblematico di questa fase negativa.

L’approccio diverso di Papa Leone XIV

Nella giornata di domenica è emerso un altro dato, anch’esso significativo: questo Papa, Leone XIV, anche se in continuità formale con Papa Francesco, tuttavia ha un approccio su molti temi abbastanza diverso. Papa Francesco ha sempre parlato della martoriata Ucraina senza mai fare il nome di chi la sta martoriando (diversamente da quello che ha fatto con Netanyahu per Gaza), invece ora c’è stata un’interlocuzione diretta fra Leone XIV e Zelensky e un evidente approccio assai incisivo a tutta la vicenda da parte di questo Pontefice. Da oggi in poi sarà necessario che l’Unione europea, l’Italia e ovviamente l’Ucraina facciano i conti con l’oste, anzi con due, vale a dire Putin e Trump. Ciò è confermato dall’andamento assai ambiguo della telefonata fra di loro. Il presidente americano ha assunto una posizione del tutto diplomatica e metodologica, funzionale a una ripresa delle trattative, prescindendo però dal ribadire una questione fondamentale: quella della tregua. E non ha fatto più riferimento alle sanzioni. Dall’altra parte la linea di Putin è stata assai chiara ed evidente, per un verso egli vuole mantenere a tutti costi un rapporto con Trump e quindi parla addirittura di trattative formali da farsi sulle impostazioni delle trattative reali.

Russia, Ucraina e il tentativo per guadagnare tempo

Questo è un evidente tentativo di guadagnare tempo avendo la chiara intenzione di accentuare l’attacco militare in modo tale da creare tutte le condizioni per realizzare in tempi lunghissimi i punti essenziali della linea che ha in testa la Russia, vale a dire una Ucraina privata sia della Crimea sia delle quattro regioni del Donbass, non collocata in nessuna sede internazionale, né con la Nato né con la Ue e neanche garantita da una interposizione di eserciti di Paesi amici. Ciò vuol dire quindi che la partita è tutta da giocare, che è fondamentale il ruolo assunto dai “volenterosi” e che anzi bisogna fare ogni sforzo per allargare la convergenza di essi con il resto dell’Europa. Oltre agli aspetti diplomatici, l’Ucraina va sostenuta in tutti i modi durante una trattativa accompagnata da tregua e da sostegni finanziari e militari.
Questa sarà l’ora della verità per quel che riguarda il ruolo reale che intende svolgere Giorgia Meloni, ma nella sostanza si vedrà anche se Trump intende ricostituire l’unità dell’Occidente nella difficilissima contrattazione con Putin oppure se ha in testa tutt’altro.

Ricostruire l’unità dell’Occidente

Va anche detto però che a contestare gli aspetti ambigui o addirittura negativi delle posizioni finora assunte dalla Meloni hanno le carte in regola per farlo solo Calenda e i riformisti del Pd. Infatti Conte, con annesso “Il Fatto” di Travaglio, è chiaramente filoputinista. I Verdi di Bonelli e la sinistra di Fratoianni sono stati sempre contrari all’invio di armi all’Ucraina e quindi nella sostanza hanno offerto una sponda a Putin. A sua volta la Schlein è la quintessenza dell’ambiguità perché essa e la componente che la segue nel Pd ha un solo obiettivo politico: quello di costituire a ogni costo un’alleanza politico-elettorale con Conte pagando ogni prezzo sul terreno della politica internazionale. D’altra parte, a dimostrazione che l’Italia si trova in una situazione caratterizzata dalla massima ambiguità e contraddittorietà sta anche l’astensione sul documento approvato dall’Organizzazione mondiale della Sanità sulla pandemia. Ci siamo astenuti insieme alla Russia e a Israele mentre gli Stati Uniti sono addirittura usciti dall’Oms. Quindi siamo in una pessima compagnia fatta da sostanziali no vax. Ci dobbiamo solo augurare che nel frattempo non si ripeta qualcosa di così drammatico come il Covid che è stato bloccato solo in seguito all’uso dei vaccini e da una larghissima solidarietà internazionale perché le pandemie non possono essere affrontate da singoli Stati nazionali. Su questa vicenda quello che non si capisce è il silenzio di Forza Italia che durante la pandemia ha assunto invece una posizione del tutto lineare e positiva sul terreno della solidarietà internazionale.