Gli ultimi tre ministri della Salute, Beatrice Lorenzin, Giulia Grillo, Roberto Speranza, sono accusati dalla Procura di Bergamo di aver omesso di rinnovare il Comitato nazionale pandemico. Essendo il luogo delle eventuali commissioni del reato il Ministero, gli atti sono stati inviati per competenza territoriale alla Procura di Roma che dovrà ora decidere sulle loro posizioni. Lo stralcio è stato effettuato dai pm bergamaschi a metà novembre dello scorso anno ma la notizia si è saputa solo ieri.

“Non sono stata informata. Non so nulla, dunque non posso rilasciare dichiarazioni”, è stato il commento all’Adnkronos della ex ministra Grillo (M5s). Oltre ai tre ministri, nello stralcio inviato nella Capitale è finito anche il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, per l’ipotesi di truffa in pubbliche forniture circa i tamponi. Nella nota inviata nella Capitale, in qualità di “responsabili per i dati falsi comunicati a Oms e Commissione europea attraverso appositi questionari”, compaiono anche i nomi dell’ex numero due dell’Organizzazione mondiale della Sanità Ranieri Guerra e di quattro tecnici del Ministero della Salute: Claudio D’Amario, Francesco Maraglino, Loredana Vellucci e Mauro Dionisio. Guerra, come i tre ex ministri, deve rispondere anche del “mancato aggiornamento del piano pandemico e dell’omessa definizione dei piani di dettaglio”.

Fra gli indagati, infine, l’ex numero uno del Ministero della salute, il segretario generale Giuseppe Ruocco e i due direttori generali della direzione Prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale: Maria Grazia Pompa e Francesco Maraglino. Ad ‘accusare’ i tre ex ministri e i vari dirigenti ministeriali, quanto riportato nella consulenza tecnica di Andrea Crisanti, attuale parlamentare del Pd, incaricato dalla Procura di Bergamo nel 2021 far luce su cosa avvenne dal 5 gennaio 2020 al 30 giugno successivo all’ospedale di Alzano Lombardo e nei comuni della Val Seriana. Fu Crisanti a scoprire che l’ultimo aggiornamento del Piano pandemico nazionale risaliva al 2006. Speranza, si legge nella relazione di Crisanti, sottovalutò quanto stava accadendo, decidendo di ‘cestinare’, senza neppure averlo letto, il Piano pandemico nazionale.

Eppure, scrive ancora Crisanti, il 5 gennaio 2020 l’Oms aveva diffuso un messaggio di allerta, segnalando casi di polmoniti gravi di origine sconosciuta, invitando gli Stati a procedere con la prevenzione e formazione del personale sanitario, a fare scorte di Dpi e di respiratori, ad attivare i laboratori diagnostici. Brusaferro propose allora a Speranza una “soluzione alternativa”, fatta “dopo un’ attenta valutazione tecnico scientifica” anche se aveva letto “per prima volta il Piano pandemico nel maggio 2020”. L’ex ministro del governo Conte 2 e tutti i membri della task force e del Cts, così come tutti i direttori generali del Ministero della Salute sarebbero stati, aggiunge Crisanti, “consapevoli del fatto che il Piano pandemico doveva essere aggiornato almeno dal 2017”.

Il tribunale dei Ministri di Roma ha, invece, archiviato questa settimana la posizione dell’ex premier Giuseppe Conte e degli ex ministri Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafede, finiti indagati in seguito alle denunce da parte di associazioni dei familiari delle vittime, di consumatori e di alcuni sindacati relativamente alla gestione della pandemia. Nei loro confronti i magistrati avevano proceduto per epidemia colposa e omicidio colposo in seguito a diverse denunce, presentate a partire già dal marzo 2020, in cui si ipotizzavano “le inefficienze e i ritardi del governo nell’adozione delle misure organizzative e restrittive necessarie a fronteggiare l’emergenza Covid”.