Il vertice di Istanbul
L’ennesimo fallimento diplomatico tra Russia e Ucraina: l’idea di vertice al Vaticano per la “pace di Cristo”

“La pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita. Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare”. Queste le parole pronunciate da Papa Leone XIV all’udienza per il Giubileo delle Chiese orientali nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Così ha fatto capire di nuovo che il compito politico e pastorale sul quale si è concentrato sin dal giorno della sua elezione – quello della pace – non è un mero appello, ma una volontà concreta di agire come figura di mediazione.
La tradizione della diplomazia vaticana vanta una capacità e un’esperienza ultramillenaria, e il Santo Padre è intenzionato a giocare da protagonista la partita per evitare che quella “guerra mondiale a pezzi” – evocata dal suo predecessore – finisca per tramutarsi nella temutissima Terza guerra mondiale. Il Sommo Pontefice, alla luce di quello che potrebbe essere l’ennesimo fallimento diplomatico tra Russia e Ucraina, all’indomani della telefonata con il presidente Zelensky (in cui si è parlato anche di un possibile viaggio di Leone XIV a Kyiv) ha voluto ribadire che “la Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano”.
Perché il compito del buon pastore non è solo quello di scacciare i lupi, ma anche quello di ricostruire l’armonia del gregge, di riavvicinare gli opposti, in quello che è l’abbraccio universale della Chiesa. Un compito metapolitico, ma mai come oggi urgente e necessario. “Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo”, ha detto il Sommo Pontefice. Che della parola “pace” nella sua essenza evangelica ha fatto un messaggio che oggi – nel mondo proteso verso il baratro – assume sempre di più l’immagine di un’ancora a cui sono appigliate le ultime forze di una flebile speranza che resiste per non spegnersi.
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