Il commento
Le menzogne dei carnefici non sono cambiate: ieri i nazifascisti, oggi i macellai del 7 ottobre

Ho sempre detto, scherzando, che la filatelia e la storia postale sono sempre stati il mio primo interesse. Per questo non potevo mancare sabato scorso al seminario organizzato dall’Istituto di studi storici postali Aldo Cecchi, di Prato, sugli anni finali della Seconda guerra mondiale. In quella sede ho potuto così ascoltare la bella relazione di Domitilla D’Angelo, intitolata “Grafica e ideologia nelle etichette dentellate di propaganda tedesca in Italia” dal 1943 al 1945, distribuite allora a cura delle truppe naziste e dei responsabili della Repubblica sociale italiana.
A rivedere quelle immagini, che in parte conoscevo, che mostravano gli americani come biechi assassini che bombardano dall’alto popolazioni inermi, non ho potuto non ricordare che in quei mesi fascisti e nazisti in ritirata si erano resi responsabili in Italia di terribili eccidi di uomini, donne e bambini. Sedici furono le stragi con più di 100 morti, 775 a Marzabotto, 560 a Sant’Anna di Stazzema, 130 a Monchio, mentre 30 furono quelle con più di 50 morti.
È vero che sotto i bombardamenti alleati morirono migliaia di italiani, come è vero che in Germania persero la vita centinaia di migliaia di civili, ma erano stati Hitler e Mussolini ad aggredire altri Paesi, e i nazisti in particolare a sterminare nelle camere a gas milioni di ebrei. A me risulta che la Resistenza in Italia stava dalla parte degli alleati, non dei nazifascisti, a cui veniva giustamente addebitata la colpa di quello che stava succedendo, e i soldati alleati vennero ovunque accolti come liberatori.
A quanto pare, invece, la propaganda di quei terroristi di Hamas, che eliminano fisicamente tutti i palestinesi che non la pensano come loro, pur essendo la copia esatta di quella dei nazifascisti, oggi incontra molti disposti a credergli. A loro chiedo, ora come allora, se stanno dalla parte degli aggressori del 7 ottobre – che teorizzano la cancellazione di Israele “dal fiume al mare” – o dalla parte degli aggrediti.
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