Uno schiaffo alle vittime e alla verità
La strage di Ustica non può essere archiviata: le 35 diverse versioni, la bomba in bagno e l’unica persona di governo che i pm non vogliono sentire
Non si può chiudere l’inchiesta senza sentire la persona di governo più informata sui fatti del 27 giugno 1980. Bisogna esplorare anche la pista libica-palestinese per evitare che quella drammatica vicenda resti impunita

Il sostituto procuratore di Roma, Erminio Amelio, l’anno scorso ha chiesto al procuratore Francesco Lo Voi di poter chiedere l’archiviazione delle indagini sull’esplosione del DC 9 Itavia nei cieli di Ustica il 27 giugno 1980, in cui trovarono la morte 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio. La richiesta è stata accolta, e sarà ora il Gip di Roma a doversi pronunciare sull’istanza di archiviazione.
Ustica, le 35 versioni diverse e la bomba in bagno
Nella lettera che Amelio (che era stato pubblico ministero nel processo contro i Generali dell’Aeronautica, assolti con formula piena perché il fatto non sussiste, oltre che autore di un libro successivo contro i Generali e incaricato di nuove indagini sul caso) aveva indirizzato a Lo Voi si trova scritto: “Come noto anche Carlo Giovanardi ha chiesto di essere sentito, ma su Tua indicazione non si è proceduto a compiere l’atto istruttorio”. Non volevo crederci quando ho letto queste righe, contenute in un documento del fascicolo del ricorso che l’Associazione per la Verità su Ustica, di cui faccio parte, ha avanzato contro la richiesta di archiviazione. Se non altro perché – come ministro della Repubblica e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – avevo riferito in Aula al Parlamento, mai contraddetto da nessuno, come la sentenza del processo penale, la perizia tecnica, la documentazione Nato, le rogatorie e le risposte dei presidenti di Stati Uniti e Francia avevano esaustivamente smentito le 35 diverse versioni di una fantomatica battaglia aerea (colpevoli gli americani, o i francesi, o gli italiani, o i libici, o gli Ufo, o ultimamente gli israeliani…) e confermato l’esplosione di una bomba nella toilette posteriore di bordo.
I libri, le fiction e le due versioni che spiazzano Lo Voi
Ho pertanto contattato il procuratore Lo Voi per chiedergli come fosse stato possibile chiudere l’inchiesta senza sentire la persona di governo più informata sui fatti e non sui libri e film di fantascienza, motivazione con la quale Andrea Purgatori – querelato dai Generali – se la cavò al processo sostenendo che i suoi lavori erano tutti fiction. Il Dottor Lo Voi mi ha risposto di non aver mai dato disposizione di non sentirmi, affermazione confermata quando gli ho fatto avere la lettera di Amelio a lui indirizzata, esterrefatto davanti a due versioni totalmente contrastanti, una delle due sicuramente falsa. Anche perché ricordo che fino alla presidenza di Matteo Renzi, che tolse il segreto di Stato nel 2014, neppure i magistrati avevano potuto visionare le carte su Ustica, poi di nuovo secretate ma non per i magistrati e i parlamentari delle Commissioni di inchiesta, come me e il collega Maurizio Gasparri, che potemmo consultare e annotare presso la sede dei Servizi Segreti.
Il silenzio imposto
Incredibile ma vero: nel 2020 venni convocato a Palazzo Chigi, su disposizione dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per sentirmi intimare formalmente dal Capo di Gabinetto Alessandro Goracci e dal Capo dei Servizi Segreti Gennaro Vecchione il silenzio sull’argomento, per non violare l’interesse nazionale a non rendere pubblica l’impressionante escalation di minacce da parte palestinese dopo il sequestro – nell’autunno del 1979 ad Ortona – dei missili terra aria trasportati da Daniele Pifano e dal palestinese Abu Saleh, il referente dell’Olp a Bologna, arrestato e condannato dai giudici dell’Aquila malgrado tutte le pressioni del governo italiano per farlo scarcerare. E il mattino del 27 giugno 1980, da Beirut, il Colonnello Giovannone chiese di evacuare l’Ambasciata, annunciando che eravamo nell’imminenza di un attentato, essendo spariti tutti i suoi referenti.
Successivamente, Draghi e Meloni hanno accettato di desecretare quelle carte, a disposizione ora presso l’archivio di Stato per chi non vuole che quella strage rimanga impunita senza esplorare la pista libica-palestinese e si oppone, come noi, a un’archiviazione che sarebbe un’offesa per le vittime e per i loro familiari.
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