Mentre l’inviato del Presidente Trump, Steve Witkoff stringe per la terza volta la mano di Putin, il coincidente scenario dei funerali di Papa Francesco permette di mettere in fila i segnali che sembrano andare nella direzione chiesta dai russi, fatta propria dal Presidente americano che ancora fatica per farla ingoiare al Presidente ucraino Zelensky: la Crimea formalmente alla Russia, i territori occupati dai russi restano sotto dominio russo e anche il ministro degli Esteri Lavrov sostiene che la pace è vicina perché avverrà nei termini dettati da Putin ed imposti a Zelensky da Donald Trump sull’orlo della crisi di nervi perché ancora non è riuscito a chiudere la guerra che aveva giurato di poter fare in meno di un giorno.

I 100 giorni di Trump e la sconfitta imposta a Zelensky

Sono passati i primi cento giorni dall’insediamento di Donald Trump e forse solo adesso si intravede una possibile fine del conflitto con una vittoria russa imposta dagli Stati Uniti: “Questa guerra non doveva neppure cominciare – ha detto ieri Trump – e la Russia ha il controllo della Crimea da molto tempo prima della mia prima presidenza. E questo ormai Zelensky lo capisce”. Ammesso e non concesso che la fine sia vicina, si aprirebbe il rovente capitolo delle sanzioni alla Russia che gli americani vorrebbero abolire e che invece una parte dell’Europa e la stessa Ucraina vorrebbero mantenere. Quindi, sul campo di battaglia diplomatico infuria la guerra degli ammiccamenti e delle compensazioni anche perché la Russia pretende le centrali ucraine per alimentare i territori ucraini occupati dai russi. Ed è inevitabile che il Vaticano e piazza San Pietro, per la coincidenza dei funerali di papa Francesco che porta a Roma decine di capi di governo e di Stato, sia il teatro di due drammi in un solo atto: quello dei funerali del Papa e quello degli incontri personali, ufficiali e non ufficiali. Nei tempi più infuocati della Guerra Fredda era di moda la profezia secondo cui “i cosacchi dell’Armata rossa avrebbero abbeverato i loro cavalli alle fontane di piazza San Pietro”.

La chiesa ortodossa russa e il ruolo di Kyrill

Non si vedono cavalli né cosacchi, ma russi sì, non solo come rappresentanza politica, ma anche di rapporti interreligiosi con la Chiesa Ortodossa, Vladimir Putin non ci sarà, non solo perché è impegnato a stringere le mani di Steve Witkoff, ma anche per prudenza, visto che su di lui pende un mandato di cattura internazionale che qualsiasi giudice potrebbe decidere di eseguire. Ma Putin ha fatto sapere dal suo portavoce Dmitry Peskov che si sentirà perfettamente rappresentato dalla ministra della Cultura russa Olga Lyubimova, esperta di cinema di regime e propaganda, laureata in giornalismo a Mosca, che si vanta di non apprezzare l’arte in genere, ma soltanto il cinema che produce materiale filogovernativo. Ma più importante l’arrivo di un alto rappresentante diplomatico ecclesiastico ortodosso, Antonij di Volokomansk membro della Chiesa Ortodossa Russa, la quale è guidata dal sedicesimo Patriarca di Mosca arcivescovo Kyrill, un putiniano di ferro che non si sogna di promuovere la pace, ma la vittoria militare russa. La sua presenza è associata ai rapporti che potrebbero avere influenza sul conclave da cui sarà eletto il successore di Francesco.

Antonij di Volokomansk è l’uomo chiave delle relazioni non soltanto fra le due chiese – la cattolica romana e la ortodossa russa – ma è il portavoce di Kyrill, legato da una stretta amicizia personale con papa Bergoglio che adesso viene enfatizzata ricordando che Francesco diceva spesso “Non seminate discordia fra me e Kyrill”. È avvertibile, dunque, ai funerali di Francesco l’immanenza di Vladimir Putin come convitato di pietra in grado di guidare da Mosca attraverso Olga Lyubimova, gli incontri che accompagneranno le esequie e che verteranno sull’Ucraina e il futuro papa. Mosca è molto attenta all’esito del conclave dopo aver subito come una sconfitta l’elezione del cardinale di Cracovia, Karol Woytjla che attraverso il sindacato polacco Solidarnosc creò le premesse del crollo del regime sovietico ben prima del Muro di Berlino.

La propaganda ortodossa: Bergoglio sostenitore della vittoria militare russa

Per la proprietà transitiva sviluppata nel lunghissimo messaggio di cordoglio del Patriarca putiniano, la chiesa ortodossa putiniana tenta di accreditare papa Bergoglio come un sostenitore di Kyrill, dichiarato sostenitore della vittoria militare russa e non della trattativa di pace: nella delegazione russa viene ricordata la famosa e improvvisa dichiarazione del Papa quando si schierò con i russi sostenendo di udire “l’abbaiare della Nato alle porte di Mosca”. È evidente il tentativo russo di fare di Francesco un alleato post mortem del Patriarca Kyrill, braccio religioso di Putin e sostenitore di una vittoria militare russa.

Quanto alla figura di Olga Lyubimova si può dire che abbia un’apertura per la cultura molto interiore a quella di Stalin che andava ogni sera a teatro per vedere le opere di Michail Afanas’evic Bulgakov (poi autore di “Cuore di Cane” e di “Il Maestro e Margerita) benché lo considerasse un reazionario anticomunista, Olga detesta tutti gli artisti, i modernisti e i musei. Stalin umiliò ma non perseguitò Bulgakov cui fu consentito di lavorare in teatro come guardarobiere. Ma Stalin lo adorava e lo chiamava quel genio di un reazionario, e una sera protestò col direttore del teatro perché in cartellone non c’era più Bulgakov e ordinò che una sua opera andasse in scena tutte le sere. Mosca era una fucina di ingegni e poeti disperati che si suicidarono come Majakovskij autore di “Bene!” e “Il poema di Lenin”.

Olga Lyubimov è nota per alcune dichiarazioni originali fra cui “Ho visto il Louvre, Il British Museum e decine di musei russi e devo dire che i musei sono di una noia mortale”. In un’altra circostanza si fece fotografare con una T-shirt su cui era scritto: “Ma tu chi sei? Ma tu che vuoi da me? Ma fuck off”. Ha decretato l’unificazione in un solo museo di tutto quel che c’è di vecchio e di nuovo, entusiasta del suo lavoro propagandistico nel giornalismo in cui si è laureata felice di eseguire ogni desiderio di Putin.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.