Il duello sulla legge di bilancio
La ‘guerra’ sulla manovra tra governo e Bankitalia, Fazzolari all’attacco: “Critica perché è partecipata da banche private”, poi la retromarcia

Il governo Meloni va allo scontro frontale con Bankitalia. Colpa della ‘lezione’ tenuta dal capo del Servizio struttura economica della Banca d’Italia, Fabrizio Balassone, in audizione alla Camera sulla Manovra.
Una legge di bilancio pesantemente criticata in alcuni suoi aspetti chiave da Bankitalia: dalla stretta sul Reddito di cittadinanza, misura che secondo Balassone “ha rappresentato una tappa significativa nell’ammodernamento del welfare del nostro Paese” e che il governo intende cancellare, senza il quale “nel 2020 ci sarebbero stati un milione di individui poveri in più”, alle misure pro-contante dell’esecutivo.
Secondo Balassone, “le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale“. Dubbi sollevati anche dalla Corte dei Conti, secondo cui “le norme su contanti e Pos non sono coerenti con il Pnrr“.
Parole che non sono piaciute al sottosegretario all’attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari, fedelissimo della premier Giorgia Meloni e di fatto il ‘creatore’ del programma elettorale di Fratelli d’Italia.
Il risentimento per le parole pronunciate da Balassone, e in precedenza anche dalla Corte dei Conti, hanno spinto il sottosegretario a dire tra le altre cose che “Bankitalia è partecipata da banche private, è una istituzione che ha una visione, legittimamente, e questa visione fa sì che reputi più opportuno che non ci sia più di fatto utilizzo di denaro contante”. Una visione che secondo Fazzolari non è quella della Bce, la Banca centrale europea, che “ribadisce che la banconota è l’unica moneta a corso legale e che gli Stati membri non possono limitarne l’utilizzo a favore di una moneta privata”. “Abbiamo contro Bankitalia, Confindustria e i sindacati, significa che tanto male non stiamo facendo“, è la tesi portata avanti dal fedelissimo della premier per difendere la legge di bilancio.
Peccato che sostanzialmente quanto riferito da Fazzolari sia falso. A ricordarlo oggi su La Stampa è Stefano Lepri: la Banca d’Italia è infatti un istituto di diritto pubblico, il governatore viene scelto dal presidente della Repubblica e la sua indipendenza è garantita dalle leggi italiane ed europee.
La questione del “finanziamento” posta da Fazzolari non inficia sull’autonomia dell’istituto: nessuno dei partecipanti al capitale di Bankitalia, del valore di 7,5 milioni di euro, ha voce sulla gestione dell’ente.
Come spiega infatti Palazzo Koch sul suo sito, “il capitale della Banca d’Italia è di 7.500.000.000 euro rappresentato da quote nominative di partecipazione il cui valore nominale, determinato per legge, è di euro 25.000 ciascuna. Le quote di partecipazione possono appartenere a: banche e imprese di assicurazione e riassicurazione aventi sede legale e amministrazione centrale in Italia; fondazioni di cui all’articolo 27 del d.lgs. n. 153 del 17 maggio 1999; enti ed istituti di previdenza e assicurazione aventi sede legale in Italia e fondi pensione istituiti ai sensi dell’art. 4, comma 1, del d.lgs. n. 252 del 5 dicembre 2005”.
Le parole al vetriolo di Fazzolari spingono poi Palazzo Chigi a fare retromarcia. Nessuna polemica, ma una riflessione sulle visioni a confronto in tema di ricorso alla moneta elettronica, spiegano infatti fonti di governo nel tentativo di inquadrare la polemica innescata dal sottosegretario, che secondo le stesse fonti non ha mai messo in discussione l’autonomia della Banca d’Italia.
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