Il 19 maggio è caduto il nono anniversario della morte di Marco Pannella, che aveva coniato lo slogan “israelizzare il Medio Oriente”: l’idea era che la tolleranza e la libertà dovessero espandersi da Gerusalemme ai popoli dell’area. È quello che già vedremmo tutti, se diradassimo il fumo della propaganda di Hamas. Accusato dai fanatici pro-Pal di razzismo, apartheid, nazismo, lo Stato ebraico viene in realtà preferito da sempre più arabi appartenenti alle minoranze sessuali, religiose ed etniche dell’area. È ormai da decenni che le persone Lgbt palestinesi trovano la salvezza solo in Israele. E i cristiani in Medio Oriente? Dopo la Seconda guerra mondiale erano 50 milioni, oggi sono ridotti a 16 milioni. Israele è l’unico Paese da cui non scappano, anzi.

Passiamo alla Siria. Dopo il crollo del regime di Assad, nel pieno della propaganda sul presunto “genocidio palestinese” attuato da Israele, è accaduto qualcosa che dovrebbe interrogare tutti i sedicenti “esperti di Medio Oriente”: una minoranza arabo-siriana, i drusi del Golan, decidono di unirsi allo Stato ebraico invece che farsi governare dai loro fratelli arabi. Perché? Semplice, quei drusi siriani avevano parlato con i loro parenti israeliani e appreso che sotto il governo di Gerusalemme si vive bene. Non sono mancate peraltro richieste di aiuto a Israele anche da parte di esponenti di altre minoranze siriane, come alawiti, cristiani e curdi. A dimostrazione di come tanti arabi (e non solo) sanno perfettamente che Israele è il posto migliore in cui vivere.

L’israelizzazione del Medio Oriente ha toccato anche il Libano. Il Paese dei cedri viveva da anni sotto il ricatto di Hezbollah che – come un parassita – ne assorbiva le risorse statali. I terroristi sciiti disponevano infatti di una milizia privata più potente dell’esercito libanese, che permetteva al Partito di Dio di avere un potere di veto sul governo. È così che il Libano si è ormai ridotto a uno Stato fallito. Dopo le operazioni militari israeliane che hanno decimato la milizia sciita, ora rinasce la speranza: sono sempre più numerosi i politici libanesi che chiedono che Hezbollah venga disarmata. Perfino il presidente Joseph Aoun lo ha fatto, ripetutamente. Una cosa impensabile, prima dell’intervento israeliano. Resta un’operazione molto delicata da realizzare, ma che grazie all’Esercito israeliano ora può essere tentata. Vedremo se Europa, Usa e Stati del Golfo sapranno essere all’altezza del compito e riusciranno a far rifiorire la democrazia libanese.

Davide Romano

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