Prima a Napoli, dove una pizzeria ha esposto un bizzarro e ridicolo cartello con cui si autodichiarava zona libera dalla (inesistente) apartheid israeliana e ha ottenuto ampia pubblicità per aver cacciato dal locale dei turisti israeliani. Poi la merciaia di via Statuto a Milano che nel suo caotico e umile negozietto espone un cartello in ebraico con scritto che gli israeliani e i sionisti non sono benvenuti salvo poi rimuoverlo e dire: “Non sono razzista” (sic!).

Sono solo due raccapriccianti esempi di un odio ormai sdoganato dalla mancanza di reazioni da parte delle autorità. Oggi in Italia, come nella Germania del secolo scorso, chiunque può esporre impunemente cartelli con scritto che gli ebrei non sono i benvenuti. Chiunque può manifestare con cartelli che incitano all’uccisione di ebrei. Gli studenti ebrei vengono braccati, inseguiti, strattonati, picchiati all’interno delle nostre università mentre rettori compiacenti (e a volte compiaciuti) impediscono alla Digos di entrare all’interno degli edifici. In Italia oggi chiunque può pubblicamente odiare gli ebrei, spesso mascherandosi dietro lo specchietto per le allodole dell’antisionismo. Tutte queste manifestazioni di odio antisemita non hanno provocato, come sarebbe stato normale aspettarsi, arresti, processi, biasimo, chiusura delle attività commerciali e cacciata dei rettori da parte delle istituzioni di questo paese. Non può essere sfuggita al sindaco Sala, così sollecito nel far spostare le manifestazioni a favore di Israele in viuzze laterali e nascoste di Milano, l’esposizione di questo cartello vergognoso. Ciò nonostante nessun funzionario della polizia municipale è stato inviato a prendere provvedimenti, nessuna multa è stata inflitta, e non c’è stata nemmeno la più banale richiesta di rimozione del cartello.

Per chi è cresciuto nell’Italia post fascista e a cui è stato insegnato fin da piccolo che ogni minimo segnale dell’avvento dei “fascismi” deve essere notato e combattuto immediatamente, osservare che è ormai lecito nel nostro paese limitare i diritti dei cittadini ebrei dovrebbe destare enorme preoccupazione.
Se fossero stati messi cartelli con scritte contro i neri o contro gli islamici o contro gli omosessuali, probabilmente oggi queste attività commerciali sarebbero già chiuse. Ed è questo che dovrebbe preoccupare tutti i cittadini, al di là del loro pensiero sulla guerra di Gaza. Quando viene impedito l’esercizio dei diritti a una parte della popolazione, la democrazia dovrebbe mettersi in allarme. Tutti i campanelli della democrazia dovrebbero suonare. L’Italia sembra invece aver perso i suoi anticorpi nei confronti del “fascismo”. Questi commercianti, come questi manifestanti, questi rettori e questi studenti universitari mascherati come terroristi con le kefieh, sono di sinistra, si riempiono la bocca con la parola fascismo e non si rendono conto o fanno finta di non accorgersi che stanno mettendo in atto e stanno seminando i germi di un “fascismo” di sinistra. Nel secolo scorso l’odio ha portato allo sterminio. Avremmo immaginato di non vedere mai più i semi del male, invece oggi sono sotto gli occhi di tutti ed è terribilmente preoccupante la mancanza di reazione da parte delle istituzioni e dalla società in generale.

Quello che è purtroppo permesso sui social network, cioè gli insulti, l’esultanza per il massacro del 7 ottobre, l’assassinio dei fidanzati di Washington o dei piccoli BIBAS, con commenti fatti nascondendosi nell’impunità dell’anonimato non può essere trasportato nel mondo reale senza che vi siano conseguenze. Sempre più spesso viene chiesto agli ebrei italiani di dissociarsi dal governo israeliano. È una cosa vergognosa e inaccettabile. Perché allora non chiedere a ogni musulmano di dissociarsi da quello che viene fatto in Iran in Iraq in Afghanistan in Yemen in Siria e tutto quello che viene fatto contro le donne nel mondo arabo?

Costanza Esclapon

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