Informazione vuol dire resistere, scegliere, esporsi
Il sostegno a Israele, così il nostro presidio ha abbattuto il muro del silenzio

In questi giorni, sulle piccole e vigorose spalle del Riformista stanno piovendo apprezzamenti, riconoscimenti, ma anche contumelie e un buon numero di minacce (da cui ci difenderemo nelle sedi opportune), per il semplice fatto che abbiamo osato l’inosabile: pubblicare un manifesto di sostegno a un popolo che lotta per la sua sopravvivenza, per il suo diritto a esistere.
Non me ne vogliano le migliaia di cittadini che finora hanno firmato il nostro appello, e che da giorni intasano le mail del giornale e i nostri cellulari, ma il ringraziamento che più mi ha colpito è quello di un italiano che vive in Israele. Non un leader, un politico, un opinionista, un blogger, ma un cittadino che ci ha scritto della quotidianità della guerra, della sua vita circondato da sirene, razzi e odio.
Nelle sue parole c’è lucidità, c’è dolore, c’è umanità. E la gratitudine che esprime nei nostri confronti non è per nulla ideologica o identitaria. È gratitudine morale. Daniel ci ringrazia per aver scelto di stare dalla parte della verità: una scelta difficile, scomoda, impopolare, nelle condizioni date. Perché va maledettamente controcorrente, perché non cede alla narrazione dominante, che con irresponsabile e fatua leggerezza travisa, cancella, distorce, inventa quello che accade laggiù.
La lettera di Daniel è anche un manifesto nel manifesto. Ci dice che un giornale non è solo un insieme di articoli, ma può essere un presidio. Che fare informazione può voler dire resistere, scegliere, esporsi. Che in un tempo di soporiferi e comodi conformismi, gridare la verità è il miglior modo per sentirsi vivi. A lui, e a tutti quelli che ci stanno accompagnando in questa battaglia di libertà, va il nostro grazie. Il successo è vostro, di chi non accetta che il diritto all’esistenza di Israele venga messo in discussione, dimenticato e oltraggiato.
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