Al teatro Parenti prove di dialogo
Il sabato nero degli antisemiti mascherati, Renzi e Calenda a Milano tra fischi e applausi: “Ma noi non incendiamo bandiere”
Predicano “Due popoli, un destino” ma tra loro non riescono a unirsi

L’atmosfera a Milano, intorno al teatro Franco Parenti si era fatta tesa già nella notte. Molte ore prima dell’appuntamento, una scritta a caratteri cubitali avvertiva i “complici dello stato terrorista di Israele”. Un bel benvenuto che attendeva – a mo’ di tappeto – l’ingresso dei manifestanti invitatati da Carlo Calenda e Matteo Renzi a presentarsi con entrambe le bandiere, israeliana e palestinese. Poi è stata la volta dei fischi. Calenda non si era neanche avvicinato quando è stato accolto dai contestatori, assiepati dietro alle transenne della polizia municipale.
Un piccolo presidio di contestazione ha accolto chi arrivava per assistere all’iniziativa “Due popoli, due Stati”, promossa da Azione e Italia Viva. Una trentina di manifestanti, tra cui membri dell’associazione Free 4 Future e dell’associazione milanese Pro Israele, hanno espresso dissenso nei confronti delle recenti dichiarazioni del leader di Azione, accusandolo di ambiguità sulla linea verso Israele. «Calenda non è mio amico» e «Free Gaza from Hamas» recitavano alcuni degli striscioni esposti. Presenti Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica, e Alessandro Litta Modignani, presidente di Pro Israele. «Paragonare Netanyahu ad Hamas è un errore- ha affermato Romano- Israele è una democrazia. Sanzionarlo significa rafforzare politicamente Netanyahu. È questo che vuole Calenda?». Litta Modignani ha rincarato: «Dice di sostenere Israele ma propone sanzioni. Prima di tutto dovrebbe chiarirsi le idee: non si può stare in tutte le parti contemporaneamente».
Nel frattempo, all’esterno si è acceso un vivace dibattito tra alcuni passanti e partecipanti al presidio. In sala, il clima è più disteso: diventato uno show per le due claques, con Calenda e Renzi che si alternano sul palco, si consumano due batterie di applausi a cadenza alternata. Qualcuno chiede al cronista del Riformista: «Non è che stanno facendo le prove, che i due vogliono tornare insieme?». La domanda non è peregrina. Benedetto Della Vedova, di +Europa, interviene: «Sull’essenziale della politica di oggi, sull’Ucraina e sulla situazione a Gaza, sul ruolo dell’Europa, le nostre strade si incrociano, i destini si incontrano e accade qualcosa di politicamente rilevante».
La manifestazione, nelle parole del leader di Azione, Calenda, «non è fatta contro un popolo, ma per far dialogare, e cerca di tenere lontano tutte le intolleranze e gli estremismi». La condanna va agli estremismi «di chi pensa che si possa fare una grande Palestina dalla Giordania al mare, cacciando in mare gli israeliani. Gli estremismi di chi pensa che si possa raggiungere qualcosa, bombardando Gaza e bloccando gli aiuti umanitari. Gli estremismi di chi ritiene che ci sia una giustificazione di ciò che fa Hamas», ribadisce Calenda. Sulla manifestazione che vedrà sfilare oggi i pro-Pal a Roma, il leader di Azione ha risposto che «tutto era possibile, e la prima cosa che abbiamo proposto è una cosa molto semplice: dire che quella manifestazione in quella piazza non era aperta a chi chiedeva e la distruzione dello stato di Israele, a chi urla dalla Giordania al mare e a chi compie atti contro i cittadini israeliani».
Anche Matteo Renzi va nella stessa direzione. Dimostrando ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che i tre soggetti principali dell’area riformista avrebbero potuto convergere in un unico soggetto già da due anni, quando fu Emmanuel Macron a indicarlo con chiarezza. «Non condividiamo la gestione di Netanyahu, e non solo per un fatto morale ma anche pragmatico e concreto: si stanno formando generazioni di terroristi per i prossimi anni», ha detto il leader di Italia Viva. E poi: «Chiedere a Netanyahu di rispettare il diritto internazionale è la dimostrazione che non lo mettiamo sullo stesso piano di Hamas» ha aggiunto Renzi, sottolineando che «lo stato di Israele ha il diritto e il dovere di esistere» e che «i bambini di Gaza hanno il diritto di esistere e hanno il diritto di essere liberati dalla dittatura di Hamas. Vogliamo dire no a chi brucia la bandiera dell’ascolto, per questo il simbolo sono due bandiere – ha concluso Renzi -. Qui sventolano entrambe le bandiere e non si brucia la bandiera di nessuno». L’attenzione è tutta rivolta a Roma, alla marcia da piazza Vittorio a piazza San Giovanni. Il sabato nero degli antisionisti, antisemiti mascherati.
© Riproduzione riservata