L'intervista
Guerra a Gaza, Fiano: “Cortei anche per gli ostaggi, va insegnato il valore del sionismo”
L’esponente Dem è allarmato per l’ondata di odio antisemita: “Sparano, si è toccato il fondo. Giusto denunciare quei cartelli nei negozi, si applichi la legge Mancino”

Emanuele Fiano, colonna del Pd, di cui è stato portavoce nazionale, è figlio di Nedo Fiano, che a lungo è stato uno dei pochi sopravvissuti allo Shoah, ad Auschwitz. Vive da molti anni sotto scorta, come Liliana Segre, per il solo fatto di essere ebreo. E dunque nel mirino.
Fiano, nella sua Milano è comparso un cartello che vieta agli ebrei di entrare. Il frutto malato di una campagna di odio antisemita?
«Per la verità il cartello dichiara che gli israeliani sionisti non sono desiderati. Non gli ebrei. Lessicalmente è discriminazione verso tutti gli israeliani. Razzismo schifoso. Siamo dentro un uragano d’odio verso tutta Israele. La guerra cominciata il 7 Ottobre con il massacro di Hamas ed il rapimento di 200 persone, e continuata con effetti devastanti e decine di migliaia di morti a Gaza qui è diventata odio. È in corso una campagna d’odio verso qualsiasi israeliano, a prescindere dalle loro idee. In alcuni casi questa si trasforma in antisemitismo. Se tu a Washington spari e uccidi due ragazzi, solo perché escono da un museo ebraico sei arrivato al fondo dell’odio antisemita. E se sei ebreo ma non accetti la generalizzazione contro tutto ciò che è Israele, se non ti dissoci ogni giorno anche se non c’entri niente, se non accetti la denominazione di genocidio e sterminio, allora sei complice di di Nethaniau e l’odio si trasferisce su di te».
Il consigliere Nahum ha depositato un esposto in Procura. Le risulta ancora valida la legge Mancino sulla discriminazione razziale o è ormai superata nei fatti? L’antisemitismo, diventato accettabile, rischia di diventare di massa…
«Nahum ha fatto bene, la Legge esiste e deve essere applicata, speriamo che la applichino, quella Legge nasce da un episodio analogo, le stelle di Davide gialle apposte su alcuni negozi di proprietà di famiglie ebraiche di Roma, ad opera di un gruppo neonazista. Dunque il caso di Milano è perfetto in tal senso».
Il Pd ha appena partecipato a una giornata dedicata all’esposizione di “sudari”, con un richiamo semantico alla Terra Santa. E adesso si propone una grande manifestazione nazionale contro il governo israeliano. Cosa ne pensa?
«Io e l’organizzazione che presiedo, Sinistra per Israele-Due popoli due Stati non siamo contrari a nessuna iniziativa che chieda la fine della guerra e l’aiuto alla popolazione civile di Gaza ma chiediamo agli organizzatori che la manifestazione chieda anche: la liberazione immediata di tutti i rapiti israeliani (che oltre ai simboli propal venga esposta la coccarda gialla!); la solidarietà attiva verso l’opposizione israeliana che contesta l’operato del governo e verso i palestinesi che si oppongono a Hamas; la condanna del dilagante antisemitismo, anche quando si manifesta nelle forme dell’ostilità verso i singoli cittadini di Israele; il rifiuto di qualunque avallo al principio della colpa collettiva; il rilancio della prospettiva di pace e della parola d’ordine due popoli due Stati».
Il principale partito del centrosinistra sta facendo la sua parte per tenere ben distinta la posizione di Netanyahu e quella del diritto ad una patria sicura per tutti gli ebrei?
«Domanda difficile la cui risposta risiede in parte nella risposta precedente. Quando si guarda a quella tragedia della quale si chiede la fine bisogna ricordarsi che li si scontrano due diritti e non un diritto ed un torto. Chi dimentica colpevolmente uno dei due, aiuta la guerra. Non la pace. Esporre un lenzuolo bianco come simbolo di empatia e misericordia per le migliaia di morti a Gaza lo condivido, ma vorrei vederci accanto il simbolo giallo per la liberazione degli ostaggi, e vorrei sapere perché per il 7 Ottobre non si espose nulla. Nessuno di noi fa un parallelo sulla base dei numeri. Io sono straziato dai continui morti di Gaza, sarei anche io in strada a Tel Aviv con le foto dei morti di Gaza insieme a quelle degli ostaggi come fanno migliaia e migliaia di israeliani ogni settimana, l’ultima volta sabato scorso, ma questo non vuol dire che non conosca a memoria il numero di missili lanciati da Hamas su Israele, aree residenziali civili, negli ultimi 18 anni, o di quelli lanciati da Hezbollah o dei proclami di morte iraniani. Leggere tutta la storia senza nascondere nulla può servire, parlare della prospettiva ancora di più».
Sinistra per Israele rilancia la sua iniziativa?
«Ci proviamo! Lavoriamo per un dialogo tra rappresentanti ufficiali israeliani e palestinesi che si svolga in Italia. Al nostro congresso di Febbraio li abbiamo fatti parlare in collegamento, adesso li vorremmo fisicamente qui. Più che fare polemica ogni giorno vorremmo costruire qualcosa».
Il concetto di sionismo va precisato, raccontato meglio? Al Riformista l’ambasciatore israeliano Peled ha detto: “Corrisponde al vostro Risorgimento, è la garanzia per gli ebrei di avere un suolo nazionale che li accolga”. Avverte anche lei la necessità di fare chiarezza?
«Accanto a Sinistra per Israele-Due Popoli due Stati è sorta nell’ultimo anno una bellissima iniziativa di studio e approfondimento che si chiama Laboratorio Rabin, con un comitato scientifico di grande valore culturale, che ha già al proprio attivo varie serate e giornate di approfondimento proprio su elementi della storia del sionismo e dell’ebraismo. L’ultima ospiti della vice presidente del Senato Anna Rossomando, sulla figura di Enzo Sereni giovane sionista socialista, fratello di Emilio Sereni, dirigente storico del P.C.I. morto a Dachau dopo essere tornato dal territorio del mandato britannico per combattere i nazisti. Riuscire a spiegare la natura positiva del sionismo a prescindere dalle politiche dei vari governi di Israele è compito improbo ma decisivo. L’autodeterminazione dei popoli ebraico e palestinese deve coesistere».
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