Non si può fare un goulash di diritti e principi di fondo come libertà, uguaglianza e rispetto per l’orientamento sessuale di ciascuno. Il caso ungherese agita le istituzioni europee e quelle dei singoli Stati membri dell’Unione. Perché l’Ungheria ha fatto valere il suo diritto di veto ogni volta, dal sostegno all’Ucraina alle votazioni sulle sanzioni alla Russia, incuneando nel cuore di Bruxelles e di Strasburgo gli interessi di Mosca.

Da ieri la Commissione Europea sta «analizzando» con attenzione gli emendamenti alla Costituzione approvati lunedì dal Parlamento ungherese, che rafforzano il divieto della Pride March e introducono nuove restrizioni contro la comunità Lgbt, per verificarne il rispetto del diritto Ue. La premessa è che l’Unione europea «non esiterà ad agire» nei confronti di Budapest quando è necessario, come dimostrano diversi «esempi» del recente passato, come ha sottolineato la portavoce dell’esecutivo Ue Eva Hrncirova.

Sul piede di guerra la commissione Giustizia del parlamento europeo, riunita proprio a Budapest per le verifiche e gli approfondimenti necessari a dare una lettura d’insieme della situazione: «Ciò che faremo questa settimana è dare seguito alla missione del 2018, esaminando tutti i nuovi sviluppi sulla situazione dello stato di diritto in Ungheria e dialogando nuovamente con tutti i tipi di attori, come le autorità, le istituzioni indipendenti, la magistratura e diverse parti della società civile, come coloro che lavorano nella lotta alla corruzione, sui diritti umani e sulle questioni Lgbtq+, ma anche con i media e gli imprenditori», ha detto l’europarlamentare olandese dei Verdi Tineke Strik, capo delegazione della missione.

Assieme a Strik sono presenti gli eurodeputati, Sophie Wilmes (Renew,) Pernando Barrena Arza (The Left,) Krzysztof Smiszek (S&D) Michał Wawrykiewicz (Ppe). «Esamineremo tutti i diversi aspetti della situazione a Budapest e in Ungheria, raccogliendo informazioni». La missione si concluderà mercoledì con una conferenza stampa. Anche in Italia il riverbero della modifica costituzionale ungherese viene letta come un attentato alla libertà. Protesta il Pd con Alessandro Zan e il Movimento Cinque Stelle. Ma è Azione a mettere i puntini sulle i.

«Dopo la decisione di ieri di modificare la Costituzione per comprimere i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini ungheresi è arrivato il momento per l’Unione Europea di attivare la clausola di sospensione prevista dall’articolo 7 del TUE qualora uno Stato violi gravemente e persistentemente i principi ed i valori su cui si fonda l’Unione», dichiara in una nota il senatore di Azione, Marco Lombardo. «È stata un’ingenuità imperdonabile, in sede di riforma dei trattati europei, non prevedere un meccanismo di espulsione. Tuttavia è necessario ed urgente prendere sin da subito due azioni nei confronti dell’Ungheria: la sospensione del diritto di voto e la sospensione dell’erogazione dei fondi europei.

Il rispetto dei valori europei non può essere ridotto a un obbligo cui uno Stato candidato è vincolato per aderire all’Unione e dal quale potrebbe sottrarsi in seguito alla sua adesione. È arrivato il momento per l’Unione Europea di agire nei confronti dell’Ungheria per la violazione sistematica dei valori europei», conclude Lombardo.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.