Gli opinion leader laici e cattolici salutano con favore la novità del Papa americano. Pierluigi Battista, a lungo vicedirettore del Corriere della Sera e oggi firma di HuffPost, da non credente ne riconosce tutta la portata: «Spero in un Papa che smentisca chi rimane aggrappato alla contrapposizione tra destra e sinistra. Spero sappia spiazzare, che combatta per i poveri ma allo stesso tempo non demonizzi chi, nel mondo, cerca di diminuire la povertà attraverso l’economia, con una società più prospera. Spero in un Papa che lavori sul senso della vita, in un mondo frastornato, disorientato, senza ancoraggi saldi. E credo che la figura del Papa possa essere preziosa in questa ricerca di senso. E spero che sappia combattere ogni forma di razzismo e di antisemitismo. In fondo la Chiesa cattolica questo dovrebbe fare, secondo me».

Anche Mattia Feltri, direttore di HuffPost, sospende il giudizio e guarda a Oltretevere con fiducia: «È troppo presto per esprimere pareri o formulare pronostici. Leone XIV mi sembra un Papa dotato di titoli di studio e soprattutto di riferimenti culturali che me lo rendono molto interessante. Se poi sia conservatore o progressista, poco mi coinvolge: mi auguro sia un leader che voglia elevare il suo popolo anziché sedurlo abbassandosi al suo livello». Franco Bechis, direttore di Open, lo ritrae così: «Mi ha colpito per il carattere mite, in questo differente da Francesco. Sorprende il primo Papa americano, ma è anche il secondo sudamericano di fila avendo anche la cittadinanza peruviana dopo avere vissuto in quelle terre 20 anni. Ha grande umiltà, ma anche grande preparazione teologica e sembra programmaticamente determinato. Sarà un Papa molto chiaro per i cattolici, forse meno piacione per i non credenti. In linea con il papato precedente su unità della Chiesa, immigrazione e apertura agli altri. Sicuramente chiaro sulle questioni di dottrina della fede, e non lascerà equivoci su temi woke, cui non strizzerà mai l’occhio».

Dalla politica, il leader del Partito Liberaldemocratico Luigi Marattin guarda al lato umano del nuovo Pontefice. «Le persone, tantomeno i Papi, non si giudicano dalla prima occhiata, ma nel corso degli anni. Per il momento mi basta vedere che si è commosso quando si è affacciato, e ha cercato di non farlo vedere. Significa che ha un lato umano piuttosto sviluppato, e questo – di questi tempi – è una gran bella cosa». Il presidente di PiùEuropa, Matteo Hallissey, mette da parte il laicismo radicale: «Ha scelto un nome molto evocativo e “potente”, vedremo se questo nuovo pontificato saprà risvegliare davvero l’eco di quella eredità. Non è facile essere leader morale in una fase così difficile per l’umanità: cominciare il discorso parlando di pace è doveroso, ma rischia di tramutarsi nel seguito involontario degli appelli inascoltati di Francesco. Oggi purtroppo di disarmata e disarmante c’è solo l’Europa, che resta anche l’unica possibile garante della pace davanti ad un mondo in fiamme».

Per Noi Moderati, il presidente Maurizio Lupi elenca le ragioni per cui esultare: «Ho più di un motivo per accogliere con gioia questa notizia. Primo, la chiesa ha il suo pastore, il successore di Pietro, il vicario di Cristo in terra. Secondo, i cardinali hanno dato un forte segno di unità al popolo di Dio e al mondo eleggendo il nuovo Papa in sole quattro votazioni. Terzo, è – come lui ha ricordato – un figlio di Sant’Agostino, un vescovo che ha saputo capire il dramma degli uomini del suo tempo e viverlo con loro. Quarto è stato a lungo missionario in Perù, e questo ci ricorda lo scopo della nostra fede e dell’unità dei cristiani. Quinto e ultimo, non so perché abbia scelto il nome di Leone, è un nome che lego alla dottrina sociale della chiesa di cui Leone XIII fu antesignano. E anche questo è simbolicamente un forte richiamo per la nostra responsabilità come politici».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.