A chiarire che la portata degli attacchi russi di lunedì sull’Ucraina, e in particolare sulla capitale Kiev, avrebbero cambiato il corso del conflitto era stato in prima battuta il presidente francese Emmanuel Macron. “Questi attacchi segnano il cambio di natura della guerra”, aveva detto l’inquilino dell’Eliseo.

E come Macron la pensa Joe Biden, che conferma come se l’obiettivo di Putin era quello di intimidire l’Occidente con l’uso brutale della forza per ‘vendicare’ l’attacco al ponte in Crimea, ha raggiunto lo scopo contrario. 

Gli Stati Uniti condannano fermamente gli attacchi missilistici della Russia in Ucraina. Non fanno altro che rafforzare il nostro impegno a stare col suo popolo per tutto il tempo necessario”, sono state infatti le parole del leader della Casa Bianca.

Per commentare quanto accaduto lunedì mattina a Kiev e in altre città dell’Ucraina, dove sono ‘piovuti’ oltre 80 missili russi che hanno seminato morte, panico e distruzione, Joe Biden si è affidato ad una risposta scritta che contiene un riferimento forte ai “crimini di guerra” del regime del Cremlino. 

Gli Stati Uniti condannano fermamente gli attacchi missilistici della Russia in Ucraina, inclusa Kiev – si legge -. Hanno ucciso e ferito civili, e distrutto obiettivi senza scopo militare. Dimostrano ancora una volta l’assoluta brutalità della guerra illegale di Putin al popolo ucraino. Questi attacchi non fanno che rafforzare ulteriormente il nostro impegno a stare con esso per tutto il tempo necessario. Insieme ai nostri alleati e partner, continueremo a imporre costi alla Russia per la sua aggressione, a ritenere Putin e la Russia responsabili delle sue atrocità e crimini di guerra, e forniremo il supporto necessario alle forze ucraine per difendere il proprio paese e la loro libertà”.

Parole che possono creare il ‘contesto’ per far ottenere a Volodymyr Zelensky il tanto agognato balzo in avanti nelle forniture di armi, in particolare i sistemi missilistici di difesa Nasams e quelli a lunga gittata Atacms per colpire direttamente il nemico. Richieste che fino ad oggi Washington aveva sempre negato per timore di una escalation che avrebbe fatto precipitare il conflitto e costretto Stati Uniti e Nato ad un intervento diretto, di fatto portando il pianeta sul precipizio di una terza guerra mondiale. 

Eppure i canali diplomatici non sono chiusi definitivamente. Lo dimostra la proposta del presidente turco Erdogan, vero anello di congiunzione tra le parti dall’inizio del conflitto, di incontrare Vladimir Putin ad Astana, in Kazakhstan. Il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, ha spiegato ai giornalisti che è “possibile” che la coppia discuta una proposta turca per ospitare colloqui tra la Russia e l’Occidente sull’Ucraina. Un vertice faccia a faccia confermato per la giornata di domani anche da funzionario del governo turco. Un cessate il fuoco che deve avvenire “al più presto possibile“, è stato l’appello del ministro degli Esteri di Ankar Mevlut Cavusoglu in un’intervista televisiva.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.